La cura delle ferite superficiali da scortecciamento degli alberi.

Si definiscono “ferite da scortecciamento” tutte
quelle lesioni che comportano l’asportazione della
corteccia dal tronco lasciando però intatto o parzialmente
integro, dal punto di vista meccanico, il cambio o
perlomeno i tessuti di conduzione (alburno) più esterni.

Si tratta di lesioni accidentali, a cui sono particolarmente
soggette le alberature stradali a causa dell‘aumento
del traffico veicolare e della progressiva
riduzione della cosiddetta zona di rispetto tra gli alberi
e la strada, ma abbastanza diffuse anche nelle zone
agricole alberate a causa del passaggio dei mezzi agricoli,
oppure nei popolamenti forestali durante le operazioni
di esbosco e nei cantieri dove non siano stati
adoperati adeguati metodi di protezione per le piante.
Nonostante la loro localizzazione superficiale queste
lesioni possono risultare molto gravi. Una ferita
aperta, infatti, rappresenta una potenziale via di ingresso
per innumerevoli agenti patogeni in grado di
compromettere la vitalità e, a medio/lungo termine,
la stabilità della pianta.
Particolarmente pericolose, specialmente riguardo ai
fini della sicurezza stradale, risultano le ferite al colletto
e al basso tronco, che se interessate da infezioni
di funghi agenti di carie, possono portare allo sviluppo
di marciumi radicali e in tal modo compromettere
seriamente la stabilità della pianta.

LA CURA DELLE FERITE SUPERFICIALI DA
SCORTECCIAMENTO SUGLI ALBERI
Valentin Lobis e Mauro Tomasi
La reazione di una pianta alle ferite superficiali da
scortecciamento.
Le modalità di reazione di una pianta sana, in seguito
ad una ferita, dipendono sostanzialmente dalla profondità
della ferita stessa, ovvero dal tipo di tessuto
interessato dalla lesione.
Shigo (Shigo e Marx 1977; Shigo 1991) ha spiegato la
complessa reazione dell’albero alla ferita attraverso il
processo della compartimentazione: secondo il principio
CODIT, la difesa delle piante arboree può essere
suddivisa in quattro fasi.
Nel caso delle ferite superficiali (scortecciamento), in
cui il cambio o parte di esso rimane integro, la pianta
reagisce formando un tessuto calloso che, oltre alla
zone marginale, si estende anche sull’intera superficie
interessata dalla lesione.
Già 240 anni fa questo callo superficiale è stato descritto
come un “effetto botanico straordinario” (Duhamel
Du Monceau 1764/65).
L’albero, con questa reazione, riesce a ridurre la dimensione
originaria della lesione. Il legno protetto
dal tessuto neoformato non è soggetto a cambiamento
cromatico e non si sviluppa più la barriera cellulare
(compartimentazione) nei tessuti circostanti
(Shigo 1984). L’albero, quindi, riesce a curarsi dall’interno.
Il legno, protetto dal callo superficiale, mantiene tutte
le sue funzioni biologiche, quali il trasporto dell’acqua
e dei sali nutritivi e può quindi impedire e prevenire
la propagazione di microrganismi invasori
soprattutto sulle ferite non soleggiate (direzione
nord, nordest del tronco) o dove buona parte della corteccia
è rimasta attaccata, aiutando ad evitare l’asciugarsi
della superficie scoperta. Questa osservazione ha
dato avvio a diverse sperimentazioni, che hanno potuto
confermare la validità di tale teoria (Shortle e
Shigo 1978; Stobbe 2007).
La tecnica consiste nel ricoprire la ferita
da scortecciamento, immediatamente dopo che sia
avvenuta, mediante una guaina opaca di plastica.
Questa garantisce la protezione delle cellule ancora
vive e non ancora differenziate, dai raggi UV del sole
e dal disseccamento (Shortle e Shigo 1978).
Nella sperimentazione descritta in seguito, la guaina
rimane applicata sulla ferita per un anno intero.
Dopo di che, l´albero forma un nuovo tessuto di copertura,
che ha la stessa funzione del callo superficiale
e che non richiede più la necessità di essere
protetto con una guaina (Sbobbe 2001).
La capacità della pianta di realizzare questo tipo di
riparazione dipende chiaramente da vari fattori, tra
cui i seguenti:
- il periodo dell’anno in cui avviene la lesione,
- la quantità di cambio rimasta integra sulla ferita,
- le condizioni fisiologiche della pianta,
- la profondità e le dimensioni della ferita.
Innanzitutto, c’è un nesso significativo tra il momento
in cui si origina la lesione e la formazione del callo superficiale
(Stobbe et al, 2002). Recenti lavori su Acer
platanoides (Marion et al. 2007) dimostrano che in 94
ferite su 100, preparate artificialmente, si sviluppa un
callo superficiale, che copre mediamente il 53,5%
della superficie totale. Questo esperimento dimostra
inoltre che l’estensione di callo superficiale nelle ferite
avvenute in aprile (23%) è più piccola. Le ferite di
agosto (83%), invece, sono coperte in massima parte,
mentre quelle verificatesi in giugno hanno sviluppato
un callo che copre il 53% della superficie.
La produzione del tessuto è sottoposta, dunque, ad
una influenza stagionale, ma dipende comunque
anche dallo stato di salute (vitalità) dell’albero stesso
(Chudnoff 1971).
Determinante per un’eventuale formazione del callo
superficiale è naturalmente anche la profondità della
ferita. Nel caso in cui un tamponamento interessa
anche parti del cilindro legnoso, cioè cellule vive e ancora
indifferenziate, si riduce anche la loro possibilità
di formare un tessuto calloso (Stobbe et al. 2002).
Descrizione della tecnica per la cura di ferite fresche
Esperienze pratiche hanno dimostrato la presenza di
un certo meccanismo di automedicazione delle ferite
nei casi in cui, immediatamente dopo lo scortecciamento,
la corteccia staccata viene riapplicata sul
tronco. Lo sviluppo di un nuovo tessuto viene così favorito.
È interessante notare la differenza ottenuta in seguito ad un
trattamento superficiale con mastice cicatrizzante o
all’applicazione di una protezione con guaina opaca,
entrambi eseguiti sulle ferite artificiali: solo la guaina
favorisce lo sviluppo di nuove cellule sul legno scoperto
(Stobbe 2001). L’applicazione del mastice cicatrizzante,
invece, favorisce una forte formazione del
callo marginale ma non di quello superficiale (Shigo
e Wilson 1971; Shigo e Shortle 1984).
In un periodo di due anni (1998-2000) sono stati valutati
tre differenti metodi di intervento in campo, con lo
scopo di rilevare le modalità di sviluppo del callo superficiale
e di specificare il limite massimo di tempo
entro il quale l’applicazione della tecnica descritta favorisce
reazioni positive da parte degli alberi feriti.
Inoltre, sono state eseguite delle prove identiche anche
su delle conifere presso l’Istituto Forestale di Rottenburg,
in Germania. Queste, tuttavia, come dimostra
Gaiser nella sua tesi di laurea (Gaiser et al. 2006), non
davano gli stessi risultati ottenuti dalle latifoglie.
Materiali e metodo
Purtroppo negli alberi stradali non si può ricostruire il
tempo esatto del tamponamento e, pertanto, ogni intervento
curativo avviene con un certo ritardo. Per sviluppare
un metodo sperimentale in campo, che sia
molto vicino all’esperienza quotidiana, è stata richiesta
la collaborazione del servizio stradale e della polizia.
Questi sono in grado di rilevare gli incidenti stradali e
di comunicarli direttamente ad una ditta locale di arboricoltura,
la quale interviene secondo il regolamento
sperimentale stabilito. La tempestività degli interventi,
grazie all’aiuto dei verbali di polizia, permette di rilevare
in maniera esatta gli intervalli tra il momento dell’incidente
e quello dell’intervento di risanamento.
Per valutare l’efficacia dei vari risanamenti sono stati
adottati tre diversi tipi di trattamento:
• la corteccia tamponata veniva riapplicata e fissata
con chiodi in alluminio.
• la ferita veniva lasciata scoperta e, indifferentemente
dalla sua profondità, ricoperta su tutta la sua
superficie, fino a ca. 3 cm oltre il margine, con mastice
cicatrizzante TERVANOL®.
• la ferita veniva bagnata con acqua e coperta con una
guaina nera di 0,5 - 1 mm in polietilene, in modo tale
che questa sporgesse di ca. 4 cm oltre il margine
della ferita, fissata, attraverso delle graffette, alla corteccia.
Eventuali strati di corteccia, parzialmente
staccata, venivano fissati con chiodi in alluminio, in
maniera tale da favorire il riattaccamento al legno.
Risultati
Sono state effettuate verifiche su un totale di 240 alberi
con ferite da scortecciamento. L’intervallo tra
l´incidente stradale e l’applicazione delle metodiche
di risanamento variava da 1 a 14 giorni. Gran parte
dei trattamenti venivano effettuati tra 2 e 5 giorni
successivi alla lesione.
La formazione del callo superficiale varia in relazione
al periodo trascorso tra l’incidente e l’intervento, indifferentemente
dalla specie arborea e dalla stagione.
Il miglior risultato è stato raggiunto quando la copertura
in polietilene veniva applicata entro una settimana.
Se trascorrevano più di due settimane tra il
distaccamento della corteccia e l’intervento curativo,
non si notava più una reazione positiva dell’albero.
Nel 41% delle ferite coperte con TERVANOL® l’albero
forma un callo superficiale che ricopre il 10% della
superficie scortecciata; in circa la metà delle ferite
controllate si nota la formazione di screpolature sullo
strato di mastice applicato.
Con il trattamento di copertura opaca in polietilene,
invece, il callo superficiale si forma nel 79% dei casi,
ricoprendo dal 10% al 50% della superficie scoperta
La formazione del callo superficiale è la reazione naturale
delle latifoglie alle ferite causate da uno scortecciamento.
Si tratta di un fenomeno botanico che
venne descritto già 240 anni fa (Duhamel Du Monceau
1764/65).
Gli studi recenti svolti presso l’Università di Amburgo
sono riusciti a descrivere, per la prima volta, il
processo strutturale che porta alla formazione del
callo superficiale. I risultati sono stati descritti e illustrati
con fotografie microscopiche da Stobbe nella rivista
Annals of Botany, (Sbobbe et al. 2002).
Il processo di sviluppo del callo superficiale è diviso
normalmente in tre fasi, che comportano la formazione
di tre strati di tessuto: inizialmente si formano
delle cellule parenchimatiche (che vanno a formare
uno strato primario), nelle altre due fasi, invece, si
sviluppano due strati di ristrutturazione. Questi ultimi
strati sono formati da un periderma reattivo
verso l’esterno del callo superficiale e da un cambio
reattivo all’interno del tessuto. Il callo superficiale
può essere considerato pienamente sviluppato solo
quando appare questo terzo strato, attraverso il quale
può favorire la formazione di nuove cellule differenziate
di corteccia, cambio e legno (Sbobbe 2001).
Prove in campo
In collaborazione con il Servizio Strade della Provincia
Autonoma di Bolzano e la Giardineria del Comune
di Bolzano, gli autori hanno realizzato, durante
l’anno 2006, diverse prove di risanamento su alberi
tamponati (foto 7 e 8). In tutti i casi presi in considerazione
le ferite erano localizzate alla base del tronco
e le piante danneggiate dimostravano una buona vitalità.
L’intervento curativo è stato sempre eseguito
entro la settimana successiva all’incidente stradale.
In totale, sono state curate 8 latifoglie, “tagliando” via,
con molta cura, eventuali parti di legno distaccate; i pezzi
corticali staccati invece sono stati fissati con dei chiodini.
Le ferite sono state bagnate con acqua e poi coperte con
foglio di materiale sintetico fotoresistente, spesso 1 mm
e fissato in modo aderente, attraverso chiodini o nastro
adesivo, ca. 5 cm al di sopra e sotto la lesione.
Il risultato ottenuto è soddisfacente: 6 alberi di Acer
pseudoplatanus (4) e Ulmus pumila (2) hanno formato
sulla propria ferita un callo superficiale che ricopre
totalmente il 63% della superficie scoperta. Due alberi
(Robinia pseudoacacia e Acer platanoides), nonostante
l’applicazione della medesima tecnica, non hanno formato
neanche un centimetro di callo superficiale.
Conclusione
Il trattamento delle ferite fresche sul fusto degli alberi
è stato riportato come una norma di pronto soccorso:
appare, infatti, nella nuova edizione 2006 del
regolamento di arboricoltura tedesca ZTV-Baumpflege
(AA VV 2006).
Questo dato di fatto dovrebbe richiamare l’attenzione
dei responsabili degli enti pubblici italiani e
motivarli ad adottare la tecnica di protezione descritta
sopra, in maniera da tutelare il patrimonio arboreo
lungo le nostre strade.
La tecnica descritta è molto semplice da applicare,
non necessita di grandi e sofisticate apparecchiature
né di una preparazione scientifica particolare; il metodo
è facilmente applicabile da chiunque. Bisogna
comunque tenere presente, quali fattori determinanti
un buon risultato, la profondità del danno subito
dalla pianta e la tempestività dell’intervento.
I dati, infatti, dimostrano che se non si interviene
entro due settimane dal momento del danneggiamento,
ogni operazione successiva diventa inutile.
I costi dell’intervento, inoltre, sono trascurabili,
poiché il materiale necessario per l’esecuzione della
copertura non è costoso e il tempo necessario all’operatore
per eseguire l’intervento è molo breve. Attraverso
questa tecnica la pianta ha la possibilità di
ristabilire una barriera protettiva contro gli agenti patogeni,
evitando così futuri e più onerosi costi per la
gestione delle alberate stradali.

Scrivi commento

Commenti: 6
  • #1

    Marco (lunedì, 18 gennaio 2010 18:50)

    Un metodo semplice ed economico, interessante!

  • #2

    silvia (domenica, 30 giugno 2013 16:47)

    Bell'articolo, grazie per averlo pubblicato.

  • #3

    Giuseppe (venerdì, 07 agosto 2015 18:09)

    IL MIO CANE HA SCORTICATO TOTALMENTE I TRONCHETTO DI UN ALBERELLO DI AGRUME , lasciando solo il tronco nudo privo di corteccia, sono intervenuto subito lavando prima con acqua poi ho avvolto uno strato di celofan nero per tutto il tronco fissandolo bene con nastro adesivo.Posso sperare che si rimargina integralmente la corteccia? In quanto tempo visto che si tratta di una pianta di 4 anni?

  • #4

    Annie (sabato, 08 agosto 2015 07:57)

    Il mio cane ha anche lui attaccato il melo cosa posso fare ?

  • #5

    maria pia (giovedì, 26 maggio 2016 07:45)

    Mio padre circa cento anni fa piantò un tiglio fuori dalla mia casa di Schignano in provincia di Como. L' albero e sempre stato rigoglioso e con ampia chioma, nonostante una ferita alla base del tronco e nonostante si trovi all'incrocio di due strade comunali.sinceramente non so se sia in terreno di mia proprietà o del comune.Ora il comune preme per l abbattimento sostenendo che, nonostante la chio.a rigogliosa è pericoloso . COsa devo fare?
    Maria pia ceresa (pia.ceresa.1@gmail.com)

  • #6

    Gherardo (venerdì, 27 maggio 2016 14:03)

    Buona giornata Maria, la nuova legge pubblicata in G.U. 01.02.2013, arriva a colmare un vuoto legislativo a livello nazionale.
    L’art. 7 della nuova legge riporta le “disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale”. A tal fine si definiscono i criteri per identificare un albero monumentale, rendendoli univoci ed omogenei su tutto il territorio nazionale.
    Per poter abbattere un alberatura di pregio è indispensabile una relazione paesaggistica con valutazione di stabilità che specifichi le motivazioni dell'abbattimento e l'impossibilità di intervenire diversamente per salvaguardare il soggetto. Come cittadina hai il diritto di chiederne copia all'ufficio tecnico comunale. In mancanza di tale relazione il soggetto non può essere abbattuto.