Anche i giganti si ammalano.

Gli alberi potrebbero vivere per millenni, accrescersi a dismisura senza fermarsi mai, eppure assistiamo alla morte di esemplari che avremmo definito forti, potenti e indistruttibili. Esistono infatti dei fattori in grado di causare il deperimento, più o meno veloce degli alberi, e di condurli, a volte in maniera impercettibile, verso la morte.

I principali fattori limitanti lo sviluppo e la durata degli alberi possono essere così riassunti:

  1. i cambiamenti delle condizioni ambientali,

  2. le caratteristiche genetiche - strutturali (massa meccanica critica),

  3. la competizione con altri alberi o piante più vigorosi e vitali,

  4. l'attacco e i danni arrecati da parassiti e patogeni,

  5. l'insorgere di fattori di disturbo eccezionali (incendi, fulmini, trombe d'aria),

  6. l'azione perturbatrice dell'uomo e l'antropizzazione dell'ecosistema.

Compattamento, riporti e asporti di terra causano danni spesso irreversibili agli apparati radicali e alla microflora ipogea utile (foto Verde Verticale).

Gli alberi si ammalano... carpofori di funghi agenti di carie (con diametro superiore a 40 cm), alla base del fusto di una annosa quercia

Condizione essenziale per aiutare questi giganti verdi, incontrastati padroni del mondo per milioni di anni, a vivere in un ambiente mutevole come quello umano è senza dubbio la conoscenza.
Conosciamo ancora assai poco riguardo a: cos'è un albero, come si sviluppa, che esigenze ha e come deve essere trattato.
Scarsissime sono le nostre conoscenze a livello ecologico, biologico, fisiologico, patologico, strutturale-meccanico, riguardo al mondo arboreo, tanto più se si parla di alberi monumentali, alberi cioè che per età, dimensioni, storia, sono riconosciuti importantissimi dal punto di vista culturale-affettivo, ma che altrettanto spesso sono trascurati e maltrattati proprio a causa delle scarse conoscenze tecniche che abbiamo a riguardo.

Gli alberi si rompono... Fulmini, vento, deficit strutturali, massa critica, effetto vela, spesso assieme a parassiti e patogeni del legno sono in grado di indebolire la struttura di sostegno degli alberi e alla fine provocare schianti (foto Verde Verticale)

E la pianta cade...

Gli alberi, soprattutto quando raggiungono dimensioni elevate ed età considerevoli, presentano due tipi di problemi: meccanici-strutturali, ossia gli alberi si rompono, e patologici ossia gli alberi si ammalano; molto spesso queste problematiche si mescolano tra di loro creando situazioni di difficile comprensione.
Prima di intervenire su un esemplare monumentale è necessario perciò effettuare una perizia fisiologica - fitopatologica - strutturale, così da possedere tutti i dati relativi alla pianta che ci permettono di individuare le vicende passate e presenti dell'esemplare e di prevedere quale possa essere il suo futuro, anche in funzione degli interventi che si presume di dover attuare.
In base ai risultati delle analisi si deve poter decidere se vale la pena intervenire (in base alle possibilità di recupero dell'esemplare), con quali metodologie, in quali quantità e con quale tempistica (come, quanto, quando).
Occorre comunque tenere presente che le piante sono in grado di difendersi e reagire all'attacco di agenti patogeni o parassiti utilizzando varie modalità:
- produrre tossine e sostanze repellenti;
- accrescersi in maniera competitiva rispetto all'aggressore;
- compartimentalizzare (teoria Codit) i tessuti aggrediti, cioè eliminare le parti ammalate creando delle barriere di difesa difficilmente attaccabili dal patogeno;
- riprodursi per via vegetativa o sessuata preservando così l'esistenza della specie a scapito di quella loro propria.

La pianta è in grado di reagire all'attacco parassitario creando barriere chimiche e meccaniche

Queste tipologie di difesa possono essere tutte presenti ed attive sulla stessa pianta e la loro efficienza dipende dalle caratteristiche genetiche della pianta e dallo stato fisiologico dell'esemplare. Questo significa, in ultima analisi, che la capacità di difesa della pianta dipende in maniera diretta dalla quantità di riserve energetiche (amido) che la pianta possiede in quel preciso momento e perciò da quanto può "spendere" per difendersi, piuttosto che accrescersi o riprodursi.
Il meccanismo di autoregolazione è certamente complesso anche perché la pianta è inserita in un ecosistema in equilibrio dinamico ove qualsiasi fattore di disturbo esterno può, in ogni momento, modificarne i parametri ed innescare dei fenomeni di stress energetico.
Quindi qualunque intervento, anche migliorativo, che decidiamo di adottare per il recupero di un esemplare arboreo procura delle modificazioni più o meno consistenti all'interno dell'ecosistema albero, cioè di quel "territorio" modificato e modificabile dalla pianta (terreno, aria, UR, T, microflora ipogea, microflora epigea, rapporti simbiotici o competitivi) dove l'esemplare cresce, si adatta e si mantiene in vita.

Arborsonic Decay Detector: strumento a ultrasuoni per individuare stadi di decadimento del legno all'interno del fusto o delle branche non rilevabili mediante analisi visiva esterna

Ogni nostra azione, quindi, interagisce con questo complesso sistema ma dobbiamo chiederci quali alterazioni produce, quali stati di stress è in grado di innescare, e quanto possono durare.
E infine: la pianta e tutto l'ambiente circostante sono in grado di rispondere agli stimoli introdotti in maniera artificiale nel sistema?
Per affrontare in maniera corretta le problematiche relative alle piante monumentali, si deve avere perciò a disposizione tutta una serie di conoscenze ed informazioni che non possono essere tutte dedotte mediante analisi visiva o in base alla pura esperienza.

Analisi meccanica non invasiva
mediante ultrasuoni

Diagramma per l'analisi dei dati rilevati

D'altro canto non si può pensare che il semplice utilizzo di strumenti elettronici sempre più sofisticati possa sostituirsi all'esperienza, alla conoscenza e all'intuizione umana.

Gli alberi devono essere conosciuti, toccati, a volte scalati, certo amati. Solo da questa "intimità" credo possano nascere le cure più appropriate e i rimedi più corretti e rispettosi della dignità del nostro "paziente".

 

Fonte: Culturadelverde.com

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Commenti: 3
  • #1

    Daniele (mercoledì, 13 gennaio 2010 16:41)

    La capacità vitale delle piante non smetterà mai di stupirmi, interessante articolo.

  • #2

    Anna (giovedì, 21 gennaio 2010 18:21)

    Esiste un database delle piante monumentali in Italia? mi piacerebbe poterne ammirare dal vivo alcune.

  • #3

    gherardo (giovedì, 21 gennaio 2010 18:26)

    Certo Anna, sul sito della Forestale puoi trovare tutte le piante censite:
    http://www.corpoforestale.it/foreste&forestale/ricerca&progetti/alberi_m/regioni.htm