La clorosi ferrica

CHE COS'È LA CLOROSI FERRICA?

Testo di Mario Ferrari e Daniele Galli - Foto di Mario Ferrari

Un anomalo ingiallimento fogliare generalmente provocato da una carenza di ferro presente nel terreno ma non assimilabile dalla pianta.

Il ferro (Fe) è un elemento chimico essenziale per la nutrizione delle piante, in particolare èGrave clorosi su Populus alba indispensabile per la fotosintesi, perché è un componente fondamentale della clorofilla. È generalmente presente nella maggioranza dei terreni, ma, nonostante ciò, spesso le piante non sono in grado di utilizzarlo, Infatti solamente una piccola parte del ferro presente nel terreno è assimilabile. La maggior parte di ferro disponibile è quello sciolto nell'acqua o quello legato a complessi organici, mentre spesso questo elemento, è presente nel terreno in forme insolubili, non assimilabile dalle piante.

Fe e pH
La solubilità del ferro è un fattore legato ad alcune variabili tra cui la più importante è il pH del terreno, cioè la percentuale di calcare. II calcare infatti tende a bloccare il ferro.
Semplificando molto il fenomeno, possiamo dire che la presenza di ferro solubile nella fase liquida del terreno aumenta all'abbassarsi del pH del suolo (e quindi all'aumentare dell'acidità): tanto più è acido un terreno, quanto maggiore è la quantità di ferro direttamente disponibile per la nutrizione vegetale. I terreni che hanno una reazione neutra (e cioè con pH compreso tra 6,8 e 7,2) consentono di solito, alla maggior parte delle piante, una sufficiente nutrizione ferrica.
All'incrementarsi dell'alcalinità del suolo (cioè all'aumentare del pH) si osserva una graduale riduzione della quantità di ferro nella soluzione acquosa.
A pH già prossimi a 8 molte specie vegetali non riescono più ad assorbire il quantitativo minimo di ferro necessario per il loro sviluppo e quindi vengono a trovarsi in una condizione nutrizionale definita ferro-carenza.

ITipica clorosi ferrica su foglia di Liquidambar sintomi
La clorosi ferrica è il sintomo più evidente di ferro-carenza,riscontrabile sulle piante.
L'impossibilità della pianta di assorbire dal suolo un quantitativo sufficiente di ferro determina molti squilibri metabolici, primo tra tutti l'incapacità di sintetizzare clorofilla (il pigmento chiave del processo fotosintetico, di colore verde). La mancata capacità di generare clorofilla fa sì che le foglie della pianta, e cioè gli organi principalmente deputati allo svolgimento della fotosintesi clorofilliana, oltre a non poter svolgere il loro compito, appaiano di un colore giallo, più o meno intenso e, spesso, virante verso il bianco. Tanto più è "grave" la ferro-carenza, quanto più biancastra appare la foglia.
In realtà questo sintomo non interessa tutta la foglia, ma quasi solamente le porzioni internervali della lamina fogliare (le parti di foglia comprese tra le nervature), mentre le nervature rimangono, nella stragrande maggioranza dei casi, di colore verde (spesso più tenue del "normale"). Quando la manifestazione clorotica è estesa e duratura, si ha la necrosi e il disseccamento della lamina fogliare e una conseguente anticipata caduta delle foglie.
I sintomi delle clorosi sono aspecifici e si manifestano sia come conseguenza di molti attacchi parassitari, sia come risposta della pianta a condizioni ambientali e nutrizionali sfavorevoli.

Cosa fare?
Per risolvere i problemi di clorosi ferrica, in teoria sarebbe sufficiente modificare la reazione del suolo, acidificandolo, così da rendere disponibile il ferro contenuto nel terreno.Intensa clorosi su pittosporo Ma in realtà modificare il pH di un terreno alcalino è molto difficoltoso, soprattutto quando questa sua basicità è determinata da un'elevata presenza di calcare, come costituente del suolo stesso (terreni calcarei). Così in pratica gli interventi più facilmente attuabili sono rappresentati dall'uso di concimi a base di chelati di ferro.


Che cosa sono i chelati di ferro?
I chelati di ferro, presenti in questi prodotti, non sono altro che composti organici contenenti ferro, solubili in acqua e assorbibili sia dalle radici che dai tessuti dei giovani rami e delle foglie (per questo si possono utilizzare anche sulle foglie).
La somministrazione deve poi essere ripetuta nel tempo: infatti i chelati di ferro evitano l'insorgenza del sintomo, ma non risolvono definitivamente il problema, così, una volta esauritasi la loro efficacia, il ferro diviene di nuovo inassimilabile e la clorosi si ripresenta.

Chelati di ferro o solfato di ferro?
Grave necrosi conseguente a clorosi da inidoneità del substrato su acero saccarinoPerché è opportuno usare i chelati di ferro piuttosto che i normali concimi a base di sali di ferro (ad esempio il solfato di ferro)? Perché il ferro somministrato sottoforma di sali nei suoli alcalini va incontro a una rapida insolubilizzazione, mentre questo fenomeno è ridotto se il ferro è apportato nel suolo sotto forma di chelati, e il ferro resta così in soluzione consentendo l'assorbimento da parte della pianta.

 

Chelati al suolo e chelati sulle foglie
L'efficacia dei chelati di ferro si presenta più o meno elevata a seconda della molecola chelante utilizzata, cioè del composto organico che lega il ferro, e di alcune variabili ambientali.
I diversi chelati di ferro hanno infatti stabilità temporali molto differenti tra loro, in funzione della luce e del pH. Alcuni chelati (Fe-EDDHMA, Fe-EDDHSA e Fe-EDDHA) vengono velocemente degradati se esposti alla luce, mentre altri (Fe-DTPA, Fe-EDTA e Fe-HEDTA) hanno fotodegradabilità meno elevate. Nel contempo, alcuni chelati (Fe-DTPA, Fe-EDTA e Fe-HEDTA) hanno "vita breve" se immessi in un terreno con pH troppo alcalino (prossimo a 8), mentre altri (Fe-EDDHMA, Fe-EDDHSA e Fe-EDDHA) sono stabili fino a oltre pH 10. Dunque i concimi contenenti Fe-DTPA, Fe-EDTA e Fe-HEDTA sono più indicati per la concimazione fogliare e possono essere irrorati direttamente sulle foglie delle piante clorotiche, mentre quelli a base di Fe-EDDHMA, Fe-EDDHSA e Fe-EDDHA sono più indicati per i trattamenti al suolo.


Come si somministra?Clorosi ferrica su magnolia da fiore
Da un punto di vista pratico i chelati organici di ferro vanno distribuiti a fine primavera (maggio), in soluzione acquosa in un fossetto profondo alcuni centimetri o in buchi scavati tutt'intorno alla chioma. Il trattamento deve essere fatto di sera o al calare del sole (perché sono prodotti fotolabili) e subito dopo il fossetto va richiuso,
I dosaggi e la quantità di acqua da utilizzare come veicolante sono in funzione del tipo di pianta, delle sue dimensioni, della gravità della clorosi e del tipo di terreno.

Meglio prevenire!
Tra le piante ornamentali quelle più sensibili alla clorosi ferrica sono: ortensia, azalea, camelia, liquidambar, magnolia da fiore, abelia, alcuni aceri (A. rubrum, A. saccharinum, ecc.). Meglio prevenire il problema, scegliendo quelle piante che, in presenza di suo
li alcalini e calcarei, non soffrono di carenza ferrica.

 

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Commenti: 2
  • #1

    diego bosso (mercoledì, 13 gennaio 2010 14:43)

    Ho notato, un ottima risposta vegetativa ai trattamenti con chelati di ferro su alberature di magnolia che tendono all'ingiallimento.

  • #2

    Gherardo Biolla (mercoledì, 13 gennaio 2010 18:46)

    Effettivamente la Magnolia Grandiflora L. è una pianta che gradisce terreni acidi. Se coltivata su terreni neutri o leggermente basici può trarre un buon giovamento dalle concimazioni con chelati di ferro.